Rieccoci al punto di partenza, per un nuovo giro di questo eccentrico Monopoly in cui gli Imprevisti la fanno da padrone e le Probabilità di vincere non sembrano altissime! In effetti bisogna esser bravi a trovare le differenze fra i primi giorni di questo 2022 e i loro corrispettivi dell’anno scorso, almeno in apparenza. I meme in rete abbondano in tal senso e sul concetto di ‘variante’ si riversa tutta la creatività di cui siamo capaci. La dicotomia pro/no vax tiene in scacco l’attenzione generale e anche da questo punto di vista le varianti si sprecano: dal complottismo cosmico al fideismo scientista, dal cinismo utilitaristico a un’ampia gamma di spinte utopistiche (spirituali, reazionarie, anarco-insurrezionaliste, ecologiste etc.), s’incontrano una stupefacente eterogeneità di sfumature e ibridazioni che rendono sempre più surreali le conversazioni e sempre meno probabile una qualsivoglia forma di sintesi. La collisione fra due principi fondamentali della nostra società come la salute collettiva e la libertà individuale ha generato un caos senza precedenti. Ciò che lascia di stucco, facendo un invisibile passo indietro e guardando questa royal rumble pandemica dal di fuori, è la pressoché totale dissoluzione di un piano di realtà condiviso. Le fantomatiche evidenze vengono mutualmente rigettate e aprioristicamente giudicate fasulle, faziose o semplicemente sbagliate, in un circolo vizioso che risucchia numeri e statistiche di ogni genere, ma anche convinzioni, speranze, paure, frustrazioni… divorando ogni margine di dialogo per la costruzione di un obiettivo comune e di una strada per raggiungerlo. Là dove sarebbero necessari come non mai ascolto, rispetto e confronto restano quasi solo minacce, provocazioni e azioni unilaterali. Per cui dall’ironia si passa al sarcasmo, per poi scivolare nella rabbia fino a all’esasperazione. La comunicazione governativa e quella dei mass e social media fanno purtroppo spesso da propellente e amplificatore e nell’insofferenza generale, sullo sterile altare delle ragioni e dei torti, finisce sacrificato il già piuttosto malconcio senso di comunità. Insomma, non proprio un quadretto idilliaco. Che ci invita a una piccola riflessione per evitare di entrare nel nuovo anno con attitudine riottosa e/o sconsolata: nel frastuono in cui siamo immersi è facilissimo infatti finire in balia di pensieri (che poi diventano parole e comportamenti) reattivi, spesso superficiali, distruttivi e sgraziati; perdere il contatto con lo spazio silenzioso, vivificante e impersonale che sta sotto di essi. Ma come fare a ritrovare la via che conduce a questa sub-stantia, questa sorgente essenziale? Vimala Thakar, filosofa Indiana e insegnante di meditazione, ritiene che sia sufficiente fermarsi a osservare quei pensieri. Come ella stessa dice… “Basterà dedicarci del tempo, sedendo quietamente; poco importa che lo si faccia nel modo orientale o in quello occidentale. L’unico requisito è che la spina dorsale e la nuca siano diritte, cosicché il ritmo della respirazione e della circolazione sanguigna non venga disturbato. Occorre stare quietamente con sé stessi per un po’ di tempo e osservare il movimento del pensiero, nello stato di osservazione. Bisogna impararlo, perché non appena vi ponete nello stato di osservazione, riemerge la vecchia abitudine dell’introspezione, della valutazione. In una frazione di secondo […] diventate il giudice, colui che fa, colui che esperisce. […] All’inizio lo stato di osservazione dura una sola frazione di secondo e poi interviene subito colui che esperisce e lo stato di osservazione va perduto. Ma piano piano tale stato di osservazione comincerà a permeare le ore di veglia. Sia che cuciniate, sia che andiate in ufficio, oppure mentre state parlando, comincerà a permeare tutte le attività delle ore di veglia. […] L’osservazione apre nuovi canali di energia, nuovi canali di attenzione e consapevolezza, […] sfocia in un decollo della coscienza. Prima eravamo consapevoli soltanto di un frammento dell’oggetto, qualificato e
È talmente diffuso da non essere ormai quasi più considerabile come una deviazione dalla norma. Lo stress è diventato una specie di condizione di vita inevitabile dell'uomo moderno: quella sensazione più o meno strisciante di non riuscire a rispondere in modo adeguato alle richieste dell'ambiente (fisico, sociale, affettivo
È attiva la campagna di pre-acquisto del libro-manifesto di MensCorpore "Coltiva te stesso - Le 6 Sorgenti del Ben-Essere", di cui riportiamo qui di seguito la quarta di copertina: Quella che chiamiamo “stare bene, sentirsi bene” è una sensazione, una condizione esistenziale tanto precisa quanto complessa, frutto della convergenza di molteplici fattori: fisici, emotivi, mentali, relazionali, ambientali… E se è vero che nessuno di essi ricade completamente ed esclusivamente sotto il nostro controllo, è altrettanto vero che ci sono margini di manovra, a volte molto ampi, spesso non riconosciuti. Questo libro, che riassume e organizza il lavoro di un progetto quinquennale e le voci di coloro che hanno contribuito al suo sviluppo, è una sorta di mappa: il lettore è invitato a prenderla come strumento di navigazione, per intraprendere il proprio viaggio alla ricerca di un tesoro invisibile eppure inestimabile chiamato Salute. Informazioni, riflessioni, metodologie, suggerimenti e pratiche per imparare a prendersi cura di sé in modo consapevole e rispettoso dei bisogni nostri, di coloro con cui condividiamo la vita e del mondo che abitiamo. Questa invece la breve nota biografica di Nicola Castelli, curatore del libro e presidente dell'Associazione MensCorpore: Sono sempre stato affascinato dalle pratiche e dalle discipline che integrano la dimensione corporea con quella emotiva e mentale, sperimentandone molteplici nel corso degli anni: dallo Yoga, al Tai-Chi al Qi-Gong (per citarne alcune di matrice orientale), passando per il Metodo Feldenkrais e la Bioenergetica (tipicamente occidentali). Occupandomi da più di 15 anni di formazione, consulenza e ricerca in ambito organizzativo (dal mondo sanitario a quello aziendale) mi sono reso conto che la cura di sé è la strada maestra anche per lavorare meglio. Per questo motivo, dopo l’incontro decisivo con la Meditazione Mindfulness (di cui sono Trainer e Counselor) ho deciso di fondare una realtà Associativa (MensCorpore) che si occupasse di educazione alla salute, fornendo stimoli concreti e comprensibili a tutti coloro che fossero interessati a coltivare il proprio ben-essere. Ho deciso di scrivere questo libro per due motivi principali: il primo era fare ordine nel marasma di esperienze, conoscenze e riflessioni stratificate negli anni, che sentivo il bisogno di organizzare in modo più sistematico; il secondo era condividere il frutto di questo lavoro personale e soprattutto il contributo dei professionisti coinvolti con tutti coloro che ritengono importante prendersi cura quotidianamente del proprio e dell’altrui ben-essere. Per sostenere il progetto editoriale, clicca il link qui di seguito: CAMPAGNA PRE-ACQUISTO
Ci siamo appena lasciati alle spalle un anno particolarmente difficile e quello che ci troviamo di fronte appare pieno d’incognite. La classica abitudine di fare bilanci e formulare propositi sarà quindi forse meno superficiale del solito. La nostra riflessione va nella direzione di traghettare un semino gettato più o meno forzosamente nel 2020 dentro a questo enigmatico 2021: è il semino del non-fare, quella anomala, (spesso) disturbante e (in apparenza) scomoda condizione che ci siamo trovati a sperimentare collettivamente (e a più riprese) a causa della pandemia. Le nostre vite di norma piene di impegni, obiettivi da raggiungere, problemi da risolvere, progetti da realizzare, si sono di colpo svuotate. Non ci soffermiamo sulle implicazioni economiche, sanitarie e sociali legate al fenomeno Covid-19, molto molto complesse e in questo caso fuorvianti. Vogliamo piuttosto portare l’attenzione sulla ‘rara opportunità collettiva’ che abbiamo avuto di fare i conti con l’immobilità, impossibilitati ad alimentare la giostra sulla quale corriamo più o meno felici. E per molti di noi non è stato un bel momento. Certo, c’era la legittima paura dell’epidemia e l’angoscia delle sue ripercussioni. C’era un comprensibilissimo senso di impotenza di fronte a fenomeni che andavano al di là del nostro controllo. C’era un’istintiva rabbia verso le persone e le istituzioni che abbiamo giudicato colpevoli di quanto accaduto. Ma tutte queste emozioni sono state mostruosamente amplificate dalla disabitudine a stare con quello che succede, soprattutto quando non ci piace. Del tutto assuefatti all’azione, o meglio alla reazione compulsiva (che peraltro l'humus culturale in cui siamo nati e cresciuti fomenta ossessivamente), siamo finiti in pasto alla frustrazione, scaricandola spesso in modo scomposto nelle nostre relazioni social-i. E mettendo in mostra, dopo un breve iniziale slancio solidaristico, un campionario di brutalità e scempiaggini degno d’un film di Ferreri. Per certi versi non poteva che andare così, il terreno era pronto ed è bastato l’innesco giusto per far divampare l’incendio. Tuttavia quello che è accaduto, proprio per la sua indelebile irruenza, ci aiuta forse a comprendere con più chiarezza il valore del vuoto, inteso come possibilità di limitarsi a osservare, con attenzione gentile, ciò che accade in noi e intorno a noi, senza dover per forza fare o dire qualcosa. Alcuni la chiamano meditazione, ma forse è meglio parlare di attitudine meditativa o contemplativa; qualcosa che va al di là e viene prima di tecniche codificate e specifiche tradizioni. Un atteggiamento accogliente e curioso nei confronti dell’esperienza nel suo dispiegarsi istante dopo istante, senza necessariamente tentare di usarla o guidarla. Sostare nell’assenza di azioni finalizzate al raggiungimento di un qualche vantaggio o all’eliminazione di un fastidio. Questo non significa in alcun modo smettere ex abrupto di vivere per come siamo abituati a farlo; significa solo prendere confidenza ANCHE con questa modalità, del tutto naturale seppur poco frequentata. Gli ‘effetti collaterali benefici’ sono, saranno, sarebbero molteplici, ma forse per motivarci è sufficiente ricordare la sofferenza e la confusione che abbiamo sperimentato negli ultimi 10 mesi. Ecco perché ci piacerebbe portare nel 2021 questo semino di consapevolezza, magari poco rassicurante ma estremamente prezioso; ecco l’augurio che facciamo a te che stai leggendo l'articolo, facendoci aiutare dalle parole (e dalle voce) di Alan Watts, ricercatore inglese del ‘900 che ha dato un contribuito fondamentale al dialogo fra pensiero occidentale e filosofie orientali… https://www.youtube.com/watch?v=92eF9R6odBQ Per coltivare quell’attitudine meditativa a cui abbiamo accennato, se vuoi, puoi iniziare da qui… Ascolta la traccia
Con maggiore o minore entusiasmo ognuno di noi si occupa del buon funzionamento degli strumenti o degli oggetti della vota quotidiana. Oppure, se è particolarmente attento e solerte, si “pre-occupa”, vale a dire che se ne prende cura prima che siano troppo deteriorati.
Chiunque ci sia passato, direttamente o indirettamente, sa bene che diventare genitore è l'avventura più complessa, faticosa e gratificante che possa vivere un essere umano. La qualità della relazione con i genitori è a dir poco determinante per lo sviluppo del bambino, così come un adulto può crescere sotto infiniti punti di vista grazie al rapporto con i figli. Proprio per l'importanza di questo processo può essere d'aiuto avere delle "voci amiche" di riferimento, che sappiano dare stimoli e suggerimenti fertili, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più delicati della genitorialità. Noi vi proponiamo il sito/blog di Emanuele Zanaboni, psicoterapeuta sistemico-relazionale particolarmente vicino ai temi dell'educazione e dell'infanzia. Emanuele collabora con MensCorpore per alcune iniziative rivolte proprio ai genitori e riteniamo la sua voce autorevole e professionale, invitando il lettore interessato a leggere i suoi articoli: troverà riflessioni generative e punti di vista illuminanti su molti degli enigmi con i quali un papà e una mamma si trovano prima o poi a fare i conti
Articolo pubblicato su Corriere.it che riporta i risultati di una ricerca sviluppata dal Dipartimento di Psicologia della Columbia University, in base al quale fare insieme delle belle camminate, oltre a essere salutare, potrebbe aiutare a risolvere conflitti interpersonali e favorire la riconciliazione.
(di Davide Facheris)
Il seme della violenza nel mondo inizia nel modo in cui mi ascolto e ti ascolto, nel modo in cui mi penso e ti penso, nel modo in cui mi parlo e ti parlo. La comunicazione empatica ci aiuta a creare e a vivere la connessione che tanto desideriamo avere con noi stessi, con l’altro e con la vita. (Marshall Rosenberg)
Autori: Adam Phillips, Barbara Taylor
Edizione: Ponte alle Grazie
Un suggerimento per le letture estive, periodo in cui si riesce magari a trovare la disponibilità d'animo per affrontare anche la saggistica. Questo libro potrebbe rappresentare una bella occasione per riflettere intorno a un "atteggiamento" tanto frinteso quanto prezioso.
Autore: Marshall Rosenberg (intervistato da Gabriele Seils)
Edizione: esserci
Libro meraviglioso che introduce alla filosofia e ai principi chiave della Comunicazione Non Violenta. Nel personale viaggio verso un'ecologia delle emozioni e di bonifica del proprio campo relazionale, questo testo, nella sua chiarezza e semplicità, fornisce spunti e preospettive talvolta illuminanti.