Le Experience sono speciali attività off-site progettate per piccoli gruppi aziendali.

Integrando formazione e ben-essere, offrono ai partecipanti occasioni di apprendimento che mescolano natura, gusto, cura di sé e relazione con l’Altro. Per saperne di più visita l’area del sito dedicata….

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Author: nicola castelli

Anche se ci si augurava di aver lasciato il peggio alle spalle, a quanto pare dobbiamo fare i conti con il fatto che la paventata seconda ondata di Covid-19 è diventata una realtà non meno pericolosa della prima. Il virus circola e si propaga rapidamente, mettendo di nuovo in crisi il sistema sanitario. Torna quindi ad essere fondamentale prestare attenzione alle proprie abitudini, in primis per ridurre i rischi di contagio (distanziamento, igienizzazione, contenimento della socialità in luoghi chiusi…) ma soprattutto per non creare terreno fertile in cui l’agente patogeno possa attecchire. Come da più parti è stato ribadito, il principale ‘strumento di difesa’ che abbiamo a disposizione è l’alimentazione: ciò che mangiamo influenza in maniera diretta e significativa il sistema immunitario. Più esso è impegnato a gestire gli stati infiammatori cronici provocati innanzitutto dalla scarsa qualità e varietà o dall’inadeguata quantità (per eccesso o difetto) del cibo che ingeriamo, meno sarà in grado di proteggerci o contenere gli effetti di un eventuale malattia. Tuttavia è bene ricordare che noi non ci nutriamo solo di alimenti ‘fisici’: quotidianamente infatti ci cibiamo anche delle informazioni con le quali veniamo in contatto più o meno intenzionalmente. Ecco, considerato ciò che stiamo vedendo (ri)accadere a livello mass e social-mediatico, vorremmo porre l’accento proprio su questo aspetto: le diffuse modalità con cui le notizie correlate all’epidemia e i suoi molteplici risvolti vengono proposte e commentate rischiano facilmente di intossicare la mente e il cuore di chi le assorbe. Le ‘sostanze dannose’ contenute in molti di questi prodotti (programmi tv, articoli, post, video, grafici, immagini etc.) sono parecchie; ne riassumiamo alcune: 1 Contraddittorietà dei dati e mancanza di parametri di riferimento chiari e condivisi: stiamo assistendo ad una specie di guerra dei numeri, che nel giro di una manciata di settimane si sono di nuovo moltiplicati a dismisura. L’assenza di punti di riferimento precisi e unanimi (che sarebbe opportuno venissero prima definiti e poi spiegati da esperti del settore) sulla base dei quali dare un senso a quei numeri ha generato e genera confusione, che rende difficile maturare una percezione realistica della situazione.  2 Carattere marcatamente emotivo delle comunicazioni: questo secondo aspetto è correlato al primo. La mancanza di una ‘base razionale comune’ favorisce il dilagare di quelle che possiamo chiamare opinioni emozionali, espresse addirittura da coloro dai quali, per ruolo e professione, ci si aspetterebbe lucidità, lungimiranza e disponibilità al dialogo costruttivo. 3 Eterogeneità distruttiva di voci: ciò che di per sé ha un valore preziosissimo, ovvero la pluralità di prospettive, in uno scenario come quello attuale (privo di punti di riferimento condivisi), si trasforma in un problema. Tanto sul fronte politico quanto su quello giornalistico (senza dimenticare poi le arene dei social network) la quantità di proposte ma soprattutto di commenti distruttivi ed espressi con linguaggio violento è letteralmente mostruosa e genera un frastuono informativo che stordisce invece di chiarire.  4 Polarizzazione delle posizioni: ecco quindi che, con una certa facilità, si condensano e si diffondono prospettive polarizzate, schierate, che si reggono su una logica esclusiva, aut-aut. O pro o contro, o dentro o fuori, o amici o nemici. Lo spazio, innanzitutto psicologico, per un reale dialogo tende a sfumare. Cadono i ponti relazionali e si ergono muri di ostilità e paura.  Com’è immaginabile (e peraltro visibile), l’effetto sociale di tutto ciò è un (ulteriore) indebolimento della fiducia civile, che a sua volta contribuisce a far perdere credibilità alle istituzioni e a far percepire come ingiustificate le loro decisioni, soprattutto a coloro che ne subiscono le conseguenze più pesanti: le manifestazioni di piazza non proprio pacifiche cui stiamo abbiamo assistito sono un esempio drammaticamente emblematico di questa deriva! Ora, considerata la quantità di

Le tre serate di presentazione del nostro libro manifesto ci hanno riempito di gioia: sono andate esattamente come speravamo, offrendo una ampissima (ma ordinata) gamma di stimoli, spunti, esempi, proposte a coloro che hanno partecipato dal vivo (presso il Teatro Nuovo di Treviglio) oppure le hanno seguite sulla pagina Facebook del Comune di Treviglio. Ecco perché ci è sembrato importante condividere le registrazioni integrali degli incontri, cosicché chiunque sia interessato possa dargli una sbirciata

Il 28 Settembre, 5 Ottobre e 19 Ottobre, presso il Teatro Nuovo Treviglio (Piazza Luciano Manara, 1) presenteremo "Coltiva te stesso - Le sei sorgenti del Ben-Essere". Nel corso delle tre serate si avvicenderanno tutti i co-autori (come speravamo potesse accadere!) e saranno presenti degli ospiti speciali: utilizzeremo il pretesto della pubblicazione del libro per parlare in modo concreto e dialogico di stili di vita salutari, prevenzione e cura di sé. Ma anche di Scuola, Aziende e Sanità. Considerato il periodo molto difficile che abbiamo attraversato (soprattutto qui nella bergamasca) e quello non meno complesso che ci attende, crediamo sia il momento giusto per ragionare insieme su questi temi. E poterlo fare con il supporto del Comune di Treviglio e dell'ISIS Zenale e Butinone è per noi motivo di grande orgoglio e riconoscenza. 28 Settembre: CORPO – CUORE – MENTE GIUSEPPE CARLESSI – Insegnante di Qi-GongSTEFANO PILONI – Tecnologo alimentare e Fitness TrainerCHIARA RONZONI – Psicoterapeuta a indirizzo BioenergeticoPAOLO TESTA – Psicoterapeuta a indirizzo GestalticoMASSIMO BONOMELLI – Insegnante di meditazione 5 Ottobre: ALIMENTAZIONE – RELAZIONI – AMBIENTE ALESSANDRA CASTELLI – Vicepresidente e Co-fondatrice MensCorporeVERA FRANCESCONI – Life Coach ed esperta di Programmazione Neuro LinguisticaDAVIDE FACHERIS – Formatore ed esperto di Comunicazione NonViolentaDIANA TEDOLDI – Formatrice e Nature Coach 19 Ottobre: SCUOLE – AZIENDE – OSPEDALI MARIA GIULIA MARINI – Direttore Scientifico Area Sanità e Salute Fondazione ISTUDALVISE BIFFI – Presidente Piccola Industria Confindustria LombardiaALESSANDRO MAZZAFERRO – Dirigente IC Calcinate, Scuola Polo della rete SPSMARCO LEONZIO – Docente e ricercatore in ambito organizzativo In collaborazione con l'ISIS Zenale e Butinone e con il patrocinio del Comune di Treviglio. L’evento sarà riconosciuto come percorso di formazione per i docenti dell'ambito territoriale 5 Lombardia INGRESSO GRATUITO - REGISTRAZIONE OBBLIGATORIA a REGISTRATI

https://youtu.be/yHyRmMp23YA Ci sono voluti più di tre anni ma finalmente ha preso forma "Coltiva te stesso - Le sei sorgenti del Ben-Essere", il libro manifesto di MensCorpore. È il frutto di un lavoro corale, come corale è il progetto da cui scaturisce. Al suo interno sono raccolte e sistematizzate conoscenze ed esperienze, ma anche incontri, collaborazioni e qualche intuizione. Il fil rouge che lo attraversa è l'esplorazione di sé, un viaggio nelle molteplici dimensioni della nostra esistenza: Corpo, Cuore, Mente, Alimentazione, Relazioni, Ambiente. Ad ognuna di esse è dedicato un capitolo, che include alcune riflessioni più ampie sul tema e schede di approfondimento relative a specifiche metodologie particolarmente adatte a coltivare quella 'sorgente'. C'è inoltre la possibilità di accedere (tramite QR-Code o hyperlink) a file audio e video per sperimentare direttamente esercizi e pratiche da integrare (volendo) nella propria vita quotidiana. Il tutto è preceduto da un capitolo propedeutico che focalizza l'attenzione sul respiro e sulla cosiddetta interocezione, ovvero il 'senso di esserci', la percezione del proprio stato psico-fisico. Mentre nella sezione conclusiva del volume il 'sistema delle 6 sorgenti' viene declinato all'interno dei tre contesti organizzativi più diffusi e significativi del la nostra società: Scuole, Aziende e Ospedali. Ogni capitolo è costellato di collegamenti a pagine web che ospitano articoli, ricerche, studi, casi etc. in riferimento alle tante tematiche affrontate ed è corredato da una bibliografia mirata, per consentire al lettore di approfondire ulteriormente. Siamo convinti che questo libro possa essere fruito in modo molto differente a seconda della persona che lo incontra: è infatti molto probabile che, in base alle caratteristiche individuali, si possano facilmente trovare più interessanti e stimolanti alcune parti rispetto ad altre. E va bene così. Il nostro intento (e augurio) è che "Coltiva te stesso" possa essere uno strumento, una mappa, o anche solo un trampolino da cui ciascuno possa partire per un viaggio unico, sviluppato in relazione ai propri peculiari bisogni e desideri di ben-essere, attuali e futuri. Non possiamo che ringraziare di cuore tutti i co-autori, amici che hanno messo a disposizione la loro grande professionalità per realizzare le varie Schede distribuite nel testo. In ordine di 'apparizione': Giuseppe Carlessi, Stefano Piloni, Chiara Ronzoni, Paolo Testa, Massimo Bonomelli, Andrea Pezzana, Vera Francesconi, Davide Facheris, Diana Tedoldi. E un GRAZIE a Maria Giulia Marini per la bellissima prefazione. Il libro, in formato cartaceo, può essere trovato (o ordinato) in qualsiasi libreria, oppure acquistato sulle principali piattaforme digitali (Amazon, IBS, Feltrinelli, Mondadori

Da quali semi nasce soloRoero? Amicizia, tanta amicizia e tanta sete da dover condividere con qualcun altro. Soloroero è il nostro collettivo e noi siamo in tre Enrico Cauda di Cascina Fornace, Luca e Carolina di Valfaccenda e Alberto Oggero dell’omonima azienda: 3 vignaioli, 3 amici, 3 aziende. SoloRoero è un concetto che sta a metà tra il mutuo soccorso e l’economia condivisa, un modo giovane e contemporaneo per dire che insieme è meglio che da soli, che tre è meglio di uno, che viversi come un gruppo è un valore aggiunto anche per il singolo. Cosa vi sta a cuore? Abbiamo un obiettivo comune: valorizzare il loro Roero con la produzione di vini profondamente territoriali lasciando che sia l’identità singola delle tre diverse anime del collettivo ad emergere. Interpretare al meglio questo territorio, con la volontà di vinificare solo le varietà più classiche e caratteristiche: l’Arneis e il Nebbiolo, nobilitandole esattamente per quello che sono. (Un altro importante obiettivo che ci sta a cuore è dirvi che l’Arneis può invecchiare e anche molto bene, ma dovete assaggiarlo per crederci!) SoloRoero e il territorio… Soloroero non è solo il nome del Collettivo, non è solo uno Slogan, ma una dichiarazione d’intenti: solo-roero. Il Roero abita la riva sinistra del Tanaro, là dove la terra è più selvaggia e indomabile, dove le colline sono ripide, le pendenze più marcate e i suoli più poveri, dove la biodiversità è ancora viva, dove esistono ancora punti di riferimento diversi dalla vigna, dove tutto appare più disorganico e disordinato alla vista, ma più integro e autentico al bicchiere. soloRoero è un progetto vitivinicolo territoriale e artigianale, che nasce nel Roero con l’ambizione di scavalcarne i confini e raccontarne la storia più vera attraverso i propri vini.  Dove sta andando soloRoero? Stiamo per finire la vendemmia degli Arneis e aspettiamo con ansia quella dei Nebbioli, se arriviamo vivi al post-vendemmia siamo già contenti! Cosa vi ha lasciato l’esperienza Covid? L’emergenza Covid ci ha lasciati anzitutto senza Solovino, il nostro evento annuale - ma soprattutto una festa - pensato per portare nel Roero amici vignaioli da tutta Italia, accomunati ogni anno da un tema differente. Non vediamo l’ora di poter ri-organizzare questa festa e accogliere tanti amici produttori nel nostro territorio. Poi beh, da dove cominciare: Carolina e Luca sono diventati genitori di Emilio e Alberto papà di Giacomo

"Una società che misura il tempo in termini di denaro ha in avversione l'ozio e per i moderni, infatti, tra ozio e miseria vi è un nesso di causa ed effetto, s'instaura una circolarità viziosa". Così scriveva il filosofo Salvatore Natoli nel 2001, mettendo in evidenza quanto nelle società occidentali (o occidentalizzate) contemporanee il concetto di ozio abbia assunto una connotazione decisamente negativa, problematica. L'enciclopedia Treccani lo conferma, definendo l'ozio "

Siamo molto felici di condividere una bella notizia: MensCorpore è ufficialmente un fornitore di Eudaimon, una delle prime e più importanti Società italiane che offrono servizi di welfare alle aziende. Nello specifico due sono le tipologie di proposte targate MensCorpore che, per ora, i dipendenti delle imprese-clienti di Eudaimon possono trovare sulla piattaforma digitale che viene messa loro a disposizione: da una parte abbiamo creato un set di 6 percorsi individuali fruibili a distanza, ognuno dedicato ad una diversa Sorgente del Ben-Essere, secondo il nostro modello; dall'altra ci sono delle esperienze off-site fruibili nell'area Langhe e Roero (CN) che mescolano immersione in natura, buon cibo e cura di sé. Per saperne di più mettiamo qui di seguito i link per scaricare le brochure

Da quali semi nasce Réva? Più che da semi, Réva nasce da vigneti, quelli che erano parte della vecchia tenuta di San Sebastiano, a Monforte d’Alba, e di cui si è innamorato Miroslav (Lekes, l’attuale proprietario) quando, nel 2013, decise di prenderla in mano per farla diventare una piccola struttura ricettiva (l’attuale resort) con cantina. Questi “semi” sono poi germogliati in altri progetti, come quello del Ristorante FRE, e stanno dando dei frutti interessanti. Cosa vi sta a cuore? Ci stanno a cuore le esperienze: quella del territorio, della cultura del luogo, ma anche quelle più edonistiche ma pur sempre con un elemento culturale importante, come quelle enogastronomiche. Ci  esperienze che chi ci visita può portar via con sé e conservare nel tempo. Rêva e il territorio

La difficile esperienza pandemica, già lontana e ancora minacciosa allo stesso tempo, ha comunque lasciato parecchi strascichi. Anche le aziende hanno dovuto ripensarsi, a partire dalla concezione stessa del lavoro. Si è parlato moltissimo di smart-working, modalità che l'emergenza sanitaria ha reso improvvisamente necessaria, laddove prima (in Italia) si trattava di sperimentazioni non particolarmente diffuse. E ora ci si domanda quanto questo modello persisterà a pandemia (del tutto) conclusa. A giudicare dai dati raccolti, pur con le molteplici difficoltà incontrate, il lavoro agile ha rivelato alcuni vantaggi e benefici, tanto sul piano organizzativo quanto su quello individuale. I problemi sono principalmente derivati da fatto che quello vissuto da molti italiani è stato in realtà un semplice "lavorare da casa" (con figli da gestire peraltro), ben diverso dal vero smart-working. Quest'ultimo prevede una ridefinizione della relazione fra Azienda e individuo in un'ottica di definizione più precisa e condivisa degli obiettivi e una maggior fiducia reciproca rispetto al loro raggiungimento. In estrema sintesi, il passaggio da una "cultura del cartellino" ad una cultura del risultato. Ma ci sono altre esigenze con cui persone e organizzazioni già si stavano confrontando e che l'epidemia di Covid ha reso ancora più evidenti: prima fra tutte il bisogno di ben-essere, cioè il desiderio di vivere e lavorare in contesti che tutelino e promuovano la salute psicofisica e relazionale. Per un'azienda questo significa rimettere in discussione l'assioma che vede nella generazione di profitto economico il primo e incontrastato obiettivo, il senso stesso della sua esistenza. Passare da profitto a valore e integrare la mera dimensione economica con quella personale, sociale e ambientale non è una sciocchezza! A tutto ciò dobbiamo sommare, o meglio tutto questo va inquadrato nelle semplici e spietate verità che la Natura (se così vogliamo chiamarla) ci ha ricordato senza mezze misure: non siamo immortali, non siamo isole e non siamo i padroni del mondo. La qualità (e prima ancora la possibilità) della nostra vita sulla terra interdipende da una molteplicità di fattori che sarebbe il caso di considerare con maggior attenzione, a partire dalla disponibilità di risorse naturali (aria inclusa!) fino alla convivenza e il rispetto delle altre specie animali e vegetali. Insomma, l'impressione è che sviluppare un approccio smart al lavoro, passaggio già di per sé non banale, non sia oggi più sufficiente. In una fase storica così delicata come quella in cui ci troviamo, bisogna allargare la prospettiva e coltivare una visione più ampia. A noi piace parlare di WISE-working, una "filosofia applicata" che, trasformando la parola in acronimo, possiamo ricondurre a 4 principi di base: Well-being: centralità del ben-essere complessivo di tutte le persone che animano un’organizzazione; Interdipendence: riconoscimento del vincolo di interdipendenza che lega tutte “le parti” di cui è composto un sistema organizzativo, i suoi molteplici interlocutori e l’ambiente fisico, sociale e naturale in cui è immerso; Sense & Susteinability: capacità di dare senso al lavoro quotidiano - anche in relazione alla sua sostenibilità complessiva nel tempo (compreso l’equilibrio vita-lavoro) - e possibilità di contribuire alle decisioni organizzative che alimentano il commitment e il sentimento di cura verso l’organizzazione, della quale ci si sente parte integrante; Empathy: valorizzazione della dimensione relazionale e cooperativa, riconosciuta come segno distintivo di una comunità umana sana. Per un approfondimento più dettagliato di quanto brevemente riassunto in questo articolo, invitiamo il lettore a scaricare il nostro paper, che raccoglie: i dati delle ricerche più recenti e significative relative allo smart-working pre, durante e post Covid; le evidenze emerse dagli studi rispetto alle aspettative di ben-essere all'interno dei contesti organizzativi; una definizione più precisa del significato di wiseworking e alcune riflessione sulla sua traduzione concreta. SCARICA IL PDF