Mentre registravamo una puntata dedicata alla salute mentale nei contesti lavorativi per il nostro podcast WIP – Work In Progress, l’ospite (Biancamaria Cavallini, psicologa del lavoro e Direttrice Scientifica di Mindwork) ci ha fatto notare una cosa che ho trovato molto interessante. Faccio un piccolo passo indietro. Bianca stava rispondendo a una domanda relativa alle pratiche quotidiane che possono aiutarci a prevenire gli effetti collaterali dello psico-stress a cui siamo sottoposti, non solo mentre lavoriamo. La sua riflessione è stata più o meno questa: partendo dal presupposto che non esistono in senso assoluto routine giuste o sbagliate, è però di per sé curioso constatare come non ce ne siano di socialmente diffuse e accettate, come accade per la sfera corporea. E ci ha fatto un esempio lampante: di solito consideriamo come parte integrante della nostra vita lavarci i denti almeno una volta al giorno, fin dall'infanzia. Non ci sforziamo di farlo, non dobbiamo trovare particolari escamotage per ricordarcene né aderire ad alcun complicato sistema di credenze per considerare questo gesto utile alla nostra salute. Semplicemente sappiamo che la sua ripetizione giornaliera contribuisce all’igiene dei nostri denti: non ci aspettiamo effetti miracolosi dalla sera alla mattina e siamo consapevoli che la differenza sta proprio nella continuità nel tempo di quel ‘rito’. Accettiamo inoltre il fatto che potremmo comunque aver bisogno di una qualche manutenzione straordinaria, ma proprio per questo quella ordinaria è fondamentale. Tutto molto semplice. Eppure sfido il lettore a trovare un corrispettivo del tooth brushing (maledetti inglesismi!) per la tutela della salute mentale: una piccola pratica giornaliera, condivisa su larga scala, che aiuti a quietare e ripulire la mente dal caos e della ‘scorie’ che così facilmente intercettiamo. Forse è difficile identificarla perché siamo culturalmente poco abituati a ragionare in termini di prevenzione in relazione a questa ‘dimensione’. Essendo meno solida e quindi più sfuggente finiamo per trascurarla, con tutti gli effetti collaterali che ciò comporta. La nostra ospite ha concluso il suo intervento invitando allora gli ascoltatori a identificare, pensando all’esperienza personale, un’attività capace di restituire piacere e relax: ascoltare musica, leggere, fare a maglia, passeggiare… Un’azione che abbia come unico intento il gusto dell’azione stessa, senza secondi fini o intenti performativi. Bene, quella può diventare un ottimo punto di partenza per consolidare la propria routine d’igiene mentale, a cui dare perlomeno lo stesso valore della cura riservata ai denti. Il ben-essere, dentro e fuori dai contesti lavorativi, è il frutto di tanti invisibili e irrisori comportamenti che nondimeno, lentamente, indirizzano e plasmano quella che chiamiamo e percepiamo come qualità della vita. Per contribuire al passaggio dall’igiene dentale a quella mentale (senza però smettere di lavarsi i denti, sia ben chiaro!) mettiamo a disposizione una breve e semplice pratica meditativa guidata, auto-somministrabile alla bisogna e senza nessun effetto collaterale: il nostro dentifricio biologico al gusto mindfulness 😜! ASCOLTA LA TRACCIA
Breve intervista di Elisabetta Gusmini, psicologa psicoterapeuta, a Nicola Castelli (presidente Associazione MensCorpore) dedicata alla Mindfulness come "strumento" per contenere l'ansia e ridurre lo stress.
Articolo pubblicato su Corriere.it che conferma una volta ancora quanto le pratiche di consapevolezza aiutino ad abbassare gli stati infiammatori del sistema corpo-mente.
Zeninthecity.org è un portale web creato da Paolo Subioli dedicato alla pratica meditativa come risorsa a disposizione dell'"uomo moderno" per prendersi cura di sé. Meditazioni guidate, suggerimenti bibliografici, letture, riflessioni...
(Di Diana Tedoldi, fondatrice di Intelligenza Primitiva)
Lo Yoga degli alberi è una pratica di movimento consapevole che nasce dall'incontro fra Yoga, Mindfulness, ecopsicologia, biomimetica e neuroscienze.
Un articolo estremamente ricco di stimoli e molto completo dedicato all'utilizzo e all'utilità delle pratiche di consapevolezza in contesti scolastici. Possono fornire un contributo costruttivo? E' la domanda a cui provano a rispondere le psicologhe Sara Zanelli, Michela Quaglia, Cristina Liviana Caldiroli della Open School - Studi Cognitivi.
Un articolo di Paola Porciello sul FattoQuotidiano.it commenta la recente publicazione di un numero della rivista American Scientific (una delle più autorevoli in ambito scientifico) che testimonia e documenta i benefici neurofisiologici derivanti dalle pratiche meditative. Particolare attenzione è dedicata a quelle più laiche, che vengono solitamente definite con il termine "Mindfulness".
Il suggerimento riguarda un sito, ovvero il blog di Nicoletta Cinotti, analista bioenergetica che nel tempo ha integrato questa disciplina con le pratiche di coltivazione della consapevolezza. Il suo sito è un contenitore ben strutturato di spunti, riflessioni, considerazioni e segnalazioni che ruotano intorno al tema della cura di Sé e dell'Altro.
Inseriamo qui di seguito il riferimento a due articoli che riportano i risultati di ricerche scientifiche sviluppate in Inghilterra e Italia in merito ai benefici dell'inserimento della meditazione nelle scuole medie e superiori.
Un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato da Alessandro Grecucci, Remo Job e Nicola De Pisapia del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento, sta cercando di dimostrare come la mindfulness – una tecnica per la meditazione consapevole che trae le sue origini dalla meditazione di stampo buddista – possa contribuire in modo decisivo nella regolazione delle emozioni interpersonali, aiutando a contrastare alcuni tra i disturbi psicopatologici più diffusi nelle società occidentali.