Anche se ci si augurava di aver lasciato il peggio alle spalle, a quanto pare dobbiamo fare i conti con il fatto che la paventata seconda ondata di Covid-19 è diventata una realtà non meno pericolosa della prima. Il virus circola e si propaga rapidamente, mettendo di nuovo in crisi il sistema sanitario. Torna quindi ad essere fondamentale prestare attenzione alle proprie abitudini, in primis per ridurre i rischi di contagio (distanziamento, igienizzazione, contenimento della socialità in luoghi chiusi…) ma soprattutto per non creare terreno fertile in cui l’agente patogeno possa attecchire.
Come da più parti è stato ribadito, il principale ‘strumento di difesa’ che abbiamo a disposizione è l’alimentazione: ciò che mangiamo influenza in maniera diretta e significativa il sistema immunitario. Più esso è impegnato a gestire gli stati infiammatori cronici provocati innanzitutto dalla scarsa qualità e varietà o dall’inadeguata quantità (per eccesso o difetto) del cibo che ingeriamo, meno sarà in grado di proteggerci o contenere gli effetti di un eventuale malattia. Tuttavia è bene ricordare che noi non ci nutriamo solo di alimenti ‘fisici’: quotidianamente infatti ci cibiamo anche delle informazioni con le quali veniamo in contatto più o meno intenzionalmente. Ecco, considerato ciò che stiamo vedendo (ri)accadere a livello mass e social-mediatico, vorremmo porre l’accento proprio su questo aspetto: le diffuse modalità con cui le notizie correlate all’epidemia e i suoi molteplici risvolti vengono proposte e commentate rischiano facilmente di intossicare la mente e il cuore di chi le assorbe. Le ‘sostanze dannose’ contenute in molti di questi prodotti (programmi tv, articoli, post, video, grafici, immagini etc.) sono parecchie; ne riassumiamo alcune:
1 Contraddittorietà dei dati e mancanza di parametri di riferimento chiari e condivisi: stiamo assistendo ad una specie di guerra dei numeri, che nel giro di una manciata di settimane si sono di nuovo moltiplicati a dismisura. L’assenza di punti di riferimento precisi e unanimi (che sarebbe opportuno venissero prima definiti e poi spiegati da esperti del settore) sulla base dei quali dare un senso a quei numeri ha generato e genera confusione, che rende difficile maturare una percezione realistica della situazione.
2 Carattere marcatamente emotivo delle comunicazioni: questo secondo aspetto è correlato al primo. La mancanza di una ‘base razionale comune’ favorisce il dilagare di quelle che possiamo chiamare opinioni emozionali, espresse addirittura da coloro dai quali, per ruolo e professione, ci si aspetterebbe lucidità, lungimiranza e disponibilità al dialogo costruttivo.
3 Eterogeneità distruttiva di voci: ciò che di per sé ha un valore preziosissimo, ovvero la pluralità di prospettive, in uno scenario come quello attuale (privo di punti di riferimento condivisi), si trasforma in un problema. Tanto sul fronte politico quanto su quello giornalistico (senza dimenticare poi le arene dei social network) la quantità di proposte ma soprattutto di commenti distruttivi ed espressi con linguaggio violento è letteralmente mostruosa e genera un frastuono informativo che stordisce invece di chiarire.
4 Polarizzazione delle posizioni: ecco quindi che, con una certa facilità, si condensano e si diffondono prospettive polarizzate, schierate, che si reggono su una logica esclusiva, aut-aut. O pro o contro, o dentro o fuori, o amici o nemici. Lo spazio, innanzitutto psicologico, per un reale dialogo tende a sfumare. Cadono i ponti relazionali e si ergono muri di ostilità e paura.
Com’è immaginabile (e peraltro visibile), l’effetto sociale di tutto ciò è un (ulteriore) indebolimento della fiducia civile, che a sua volta contribuisce a far perdere credibilità alle istituzioni e a far percepire come ingiustificate le loro decisioni, soprattutto a coloro che ne subiscono le conseguenze più pesanti: le manifestazioni di piazza non proprio pacifiche cui stiamo abbiamo assistito sono un esempio drammaticamente emblematico di questa deriva!
Ora, considerata la quantità di tempo che mediamente trascorriamo ‘connessi’ e quindi in potenziale contatto con stimoli che hanno queste caratteristiche, riteniamo molto importante invitare il lettore ad un consumo attento e consapevole delle informazioni. Il rischio infatti è quello di intossicarsi senza nemmeno rendersene conto, innescando circoli viziosi molto dannosi: la facilità con la quale oggigiorno possiamo esprimerci e la specifica natura degli strumenti che usiamo per farlo (Facebook, Instagram, Twitter, WhatsApp…) tende a favorire una comunicazione principalmente reattiva, cioè priva di una fase di riflessione fra stimolo e risposta. Questo ci rende, spesso inconsapevolmente, a nostra volta generatori di junk-talk, comunicazioni dallo scarso ‘valore nutritivo’, di cui altri si ciberanno e a cui reagiranno con lo stesso comportamento compulsivo. Per evitare di restare invischiati in questa spirale può essere d’auto prendere confidenza con alcune domande-test, che ci aiutino a distinguere le notizie sane da quelle adulterate…
– “Le informazioni presentate sono basate su fatti reali (chi ha fatto cosa e quando)? Mi è possibile verificarlo?”
– “Le informazioni effettivamente fornite sono sufficienti per permettermi di avere una rappresentazione realistica di quanto accaduto?”
– “Le fonti da cui provengono le informazioni sono attendibili?”
– “Mi è possibile distinguere fra la descrizione dei fatti e l’eventuale commento/interpretazione dell’autore?”
– “Quali sensazioni, emozioni e pensieri ha stimolato in me questa comunicazione? Come mi sento?”
– “Mi sta aiutando ad espandere la mia effettiva comprensione della realtà o la sta invece contraendo?”
Sviluppare una maggior consapevolezza e capacità critica nell’interazione con le tante (spesso troppe) informazioni con le quali interagiamo può dare un contributo decisivo alla nostra salute: dopo un po’ ci si accorgerà infatti che, ahinoi, molte di quelle più appariscenti e seducenti sono di una qualità piuttosto scadente, proprio come quei cibi stracarichi di additivi sintetici. È davvero importante imparare a selezionare le notizie con le quali nutriamo la mente, proprio come facciamo per il corpo quando andiamo a far la spesa. Senza dimenticare che ogni tanto, soprattutto quando ci si sente un po’ ingolfati, un piccolo digiuno può non essere una cattiva idea!
Per chi fosse interessato a ulteriori risorse relative agli stili di vita salutari (a partire proprio dall’alimentazione), sul blog di MensCorpore può trovare molteplici spunti, racchiusi nel ciclo di articoli pubblicati durante il lockdown di Marzo-Aprile e intitolati Pratiche di prevenzione per tempi eccezionali.