Le Experience sono speciali attività off-site progettate per piccoli gruppi aziendali.

Integrando formazione e ben-essere, offrono ai partecipanti occasioni di apprendimento che mescolano natura, gusto, cura di sé e relazione con l’Altro. Per saperne di più visita l’area del sito dedicata….

back to top

Di Nicola Castelli

Fra Marzo e Maggio ho avuto la possibilità di fare un’esperienza unica nella mia storia professionale. Una persona che segue il corso di Mindfulness che da tanti anni conduco a MensCorpore mi ha chiesto se l’Associazione era disponibile a fare da partner al Liceo Musicale Veronica Gambara di Brescia presso cui insegna per un intervento di formazione PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) rivolto a due classi quarte. L’obiettivo esplicito era fornire ai ragazzi alcuni spunti e strumenti per una miglior gestione dell’emotività nella performance artistica (quando cioè si esibiscono davanti a un pubblico). Sottotraccia c’erano però il desiderio e l’intenzione di offrire uno spazio di confronto e supporto più ampio, non solo per l’importanza che la componente emotiva gioca nell’adolescenza ma anche per il complesso momento in cui gli studenti si trovavano (quasi due anni di didattica a distanza!). 

I percorsi, che hanno avuto una durata di 8 incontri di 1 h e 30 ciascuno a cadenza settimanale, si sono svolti a distanza. Non è certamente la migliore delle condizioni per questo tipo di interventi ma, da una parte, non c’erano altre possibilità di scelta, dall’altra ammetto che la modalità on line ha risolto non poche criticità logistiche. L’approccio utilizzato è stato molto simile a quello che normalmente adotto nella formazione organizzativa, ovvero: una mescolanza di stimoli teorici, esercitazioni e pratiche guidate, condivisioni in plenaria o in sottogruppi e piccole sistematizzazioni. Insomma, l’idea era quella di offrire agganci il più variegati (ma coerenti) possibili, così da mantenere desta l’attenzione e il coinvolgimento del maggior numero di partecipanti (circa 20 per ogni gruppo-classe). Ma soprattutto, mi sembrava fondamentale modulare il processo sulla base delle tematiche più significative che sarebbero emerse in corso d’opera dai ragazzi. Ecco qui di seguito le principali aree che abbiamo esplorato…

Sbagliando s’impara

Questo è un tema che è emerso quasi subito, quando ho chiesto ai ragazzi di raccontarmi qual era il loro rapporto ‘emotivo’ con l’esibizione musicale dal vivo, quali stati d’animo si presentavano più frequentemente. In molti hanno indicato la paura di commettere errori e di essere di conseguenza giudicati negativamente come la fonte principale della loro ansia. Se questo tipo di timore, entro una certa misura, è comprensibile e anche stimolante, per tanti studenti aveva superato la soglia di tollerabilità diventando un freno pesantissimo alla capacità di apprendimento, che si fonda sull’errore: “Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli” diceva Gianni Rodari e questo è stato un primo filone di lavoro, ovvero la rivalutazione del valore creativo dell’errore (soprattutto se associato alla riflessione), in chiave musicale e non solo!

Ascolta il tuo corpo, è più intelligente di te!  

È a partire da questa provocazione che abbiamo sviluppato un altro nucleo tematico ed esperienziale, ovvero la riscoperta dell’intelligenza percettiva come via per aiutare il sistema corpo-mente a uscire da modalità di funzionamento logoranti tipiche degli stati di stress. Utilizzando innanzitutto il respiro come ancora sensoriale per favorire il rilascio di tensioni fisiche e stabilizzare la mente, ho proposto ai ragazzi di riscoprire il loro rapporto con lo strumento musicale basandosi sulle sensazioni fisiche, così da recuperare maggior comodità e agio. L’obiettivo era aiutarli a recuperare un rapporto meno ‘mentale’ e più sensibile con l’oggetto e il suono. 

Non ci sono emozioni sbagliate 

Questa è stata un ulteriore importante area d’indagine, relativa all’intelligenza emotiva. In particolare ho insistito proprio sullo smontare l’idea che ci siano emozioni proibite, deprecabili o inaccettabili. Piuttosto, abbiamo riflettuto sul fatto che ogni emozione esprime un messaggio prezioso, racconta il livello di soddisfazione dei molteplici (e legittimi) bisogni che ogni essere umano porta in sé. Il punto quindi è imparare a riconoscere, accogliere e dare senso a questi messaggi, soprattutto quelli che si manifestano in modo più faticoso e fastidioso. Solo così si possono mettere a fuoco strategie costruttive per prendersene cura. Viceversa, dal loro rifiuto derivano comportamenti violenti, verso gli altri e verso di sé. Alcune pratiche di mindfulness supportate da spunti mirati di psicologia e neuroscienze sono stati di grande aiuto in tal senso.

Il confronto empatico nutre tutti

Devo ammettere che, col senno di poi, questo è un aspetto che avrei stimolato di più. I momenti di scambio relativi sia alle attività/riflessioni fatte insieme sia a quelle condotte autonomamente a casa è stata infatti una delle proposte più apprezzate dai ragazzi, che hanno percepito queste sessioni in sottogruppo come estremamente fertili, anche per approfondire la conoscenza e la confidenza reciproca. Trovare nei propri compagni un ascolto empatico e non giudicante può in effetti essere fonte di grande conforto quando ci si sente in difficoltà e certamente l’esperienza pandemica non ha facilitato la vita agli adolescenti.

.

Ritengo che questo tipo di progetti siano davvero importanti, oggi più che mai. La complessità e le criticità con le quali gli adolescenti si trovano a fare i conti sono in continuo aumento ed è a mio parere necessario che la Scuola offra loro opportunità e strumenti per coltivare quella consapevolezza emotiva che può davvero fare la differenza nella percezione della propria qualità di vita. Le ricerche e prima ancora i casi di cronaca ci dicono quanto ci sia bisogno di fare educazione con i giovani e giovanissimi su questi temi, a beneficio di tutte la comunità relazionali di cui essi sono parte. Personalmente ho vissuto quest’esperienza con grande curiosità e partecipazione, uscendone arricchito sotto molti punti di vista. Ho trovato negli studenti interlocutori disponibili a dialogare su temi e a muoversi in territori davvero poco battuti. Ne sono emersi scambi profondi e in alcuni casi toccanti, Conservo con grande piacere nella memoria la performance musicale collettiva che ci siamo inventati per concludere il percorso: quell’eterogeneità di suoni legati da un’unica melodia mi sembra abbia rappresentato al meglio il senso del percorso fatto insieme. Ho trovato molto fertile anche l’atteggiamento con il quale gli insegnanti si sono lasciati coinvolgere mettendosi in gioco sul piano personale. Insomma, è stato un processo virtuoso che mi auguro abbia lasciato buoni semi e che probabilmente in futuro ci sarà modo di ripetere, con tutti gli aggiustamenti che le nuove condizioni (qualunque esse siano) richiederanno.