Autori: Adam Phillips, Barbara Taylor
Edizione: Ponte alle Grazie
Un suggerimento per le letture estive, periodo in cui si riesce magari a trovare la disponibilità d’animo per affrontare anche la saggistica. Questo libro potrebbe rappresentare una bella occasione per riflettere intorno a un “atteggiamento” tanto frinteso quanto prezioso. Cosa significa “essere gentili”? Qual’è la differenza fra gentilezza, remissività passiva e ruffianeria? Nell’epoca in cui sembra trionfare l’antico motto “homo homini lupus”, può forse valer la pena prendere in considerazione ipotesi alternative…
Dalla quarta di copertina: “Questo libro è l’elogio di un valore sommesso e discreto, declinabile in varie maniere: la gentilezza, quella capacità di ascoltare e accogliere le fragilità altrui, che è anche generosità, altruismo, solidarietà, amorevolezza. L’intento non è nè moralistico nè edificante: la gentilezza è semplicemente uno dei modi migliori per essere felici, è un piacere fondamentale per il nostro benessere. La domanda che muove l’indagine è la seguente: perché la gentilezza è diventata per la nostra epoca un tabù? Oggi molte persone trovano questo piacere incredibile o quantomeno sospetto, la maggior parte di noi pensa che in fondo siamo tutti pazzi, cattivi e pericolosi, competitivi e autoreferenziali. Scritto da una storica e da uno psicanalista, questo libro cerca di rispondere alla domanda e affianca al confronto con la psicanalisi una dettagliata ricostruzione storica, che va dalla grecità ai nostri giorni, del tema della gentilezza, come valore irrinunciabile della vita buona. Mostra quando e perché tale fiducia si è dissolta, e spiega le conseguenze di una simile trasformazione.”
LEGGI ARTICOLO (scritto dagli autori del libro, pubblicato sull’Internazionale)
LEGGI ARTICOLO (di Michela Marzano, su Repubblica.it)